Pistacchio, siculo…DOP!

Il pistacchio e la Sicilia: una storia antica che affonda le sue radici tra il IX e l’XI secolo quando gli Arabi ne intrapresero la coltivazione diffondendola nei terreni poco profondi e calcarei piuttosto frequenti nelle aree interne collinari. Ad affermarlo è il celebre botanico Minà Palumbo che parlando di “terreni calcarei” e non vulcanici lascia intendere che la prima diffusione in Sicilia sia avvenuta nei territori di Agrigento e Caltanissetta. In Sicilia due sono i principali poli di produzione del Pistacchio: Raffadali nell’Agrigentino e Bronte nel Catanese.

Ma al di là dell’area di produzione, il pistacchio siciliano si caratterizza per la sua forma allungata, per l’intenso colore verde smeraldo, mai tendente al giallo, e per il suo gusto unico, dolce, ma al tempo stesso delicato e aromatico, che lo rende ideale per svariate ricette. Tradizionalmente adoperato per creme, torte e gelati, il pistacchio siciliano è perfetto anche per insaporire salumi – si pensi alla mortadella o al salame -, come condimento per la pasta sotto forma di granella o  come pesto, e ancora come salsa di accompagnamento di un secondo a base di carne o di pesce.

Un alimento trasversale in cucina e salutare se si considera che:

  • è tra i rimedi naturali contro il colesterolo alto;
  • aiuta a prevenire problemi cardiovascolari;
  • grazie all’apporto di sali minerali, integra la dieta di bambini e sportivi;
  • mantiene la salute della pelle e degli occhi per la presenza di antiossidanti naturali.

Siciliano, ma DOP!

Dopo il “pistacchio verde di Bronte”, anche Raffadali è sulla strada del riconoscimento della DENOMINAZIONE DI ORIGINE PROTETTA. Un modo per garantire l’autenticità di un prodotto da difendere e salvaguardare come vero e proprio tesoro del territorio siciliano.